02 Mar QUALCOSA SI MUOVE IN EUROPA: È LA RETE DEI PORTI CONTRO LA GUERRA
Genova, sabato 25 febbraio – Con lo sciopero nazionale e la manifestazione sotto la Lanterna, i portuali del CALP di Genova hanno dimostrato ancora una volta quanto sia grande il sostegno alla loro protesta contro il traffico delle armi nei porti italiani. Continuano e ampliano la protesta che prosegue da anni contro le navi saudite della compagnia Bahri. E collegano la guerra in Ucraina con le condizioni del loro lavoro, così come hanno sempre collegato tutte le guerre in corso – dallo Yemen alla Palestina, dalla Siria alla Libia – con i barconi dei migranti.
Il caso di Monfalcone – I portuali, i lavoratori della logistica hanno reso visibili queste armi.
Non solo a Genova. Non solo a Pisa (vedi l’articolo Dai lavoratori voci contro la guerra pubblicato sul nostro sito nel marzo 2022).
A Trieste il 2 febbraio il sindacato di base ha protestato per il passaggio dal porto di Monfalcone di armi e mezzi militari, tra cui obici, a bordo della nave «Severine».
Si tratta di un traghetto ro-ro, battente bandiera maltese ma registrato con un armatore svizzero, anche in passato regolarmente usato per muovere mezzi delle forze armate italiane, in charter per il gruppo Grendi o per il gigante danese DSV. Secondo la secca replica dell’Autorità portuale triestina, i mezzi dell’esercito sarebbero stati destinati ad esercitazioni presso la base di Sant’Antioco, in Sardegna.
Tuttavia la «Severine», ripartita da Monfalcone il 2 febbraio, è ricomparsa a Bari 11 giorni dopo, quindi ha sostato brevemente a Ortona – dove si trova lo stabilimento della società Tekne, che ha in corso una consegna da 3,3 milioni di dollari per 11 blindati MLS Shield ordinati dal governo ucraino nel 2019 – e finalmente è ripartita per raggiungere il porto greco di Alexandroupoli, uno dei terminali fondamentali della logistica USA a sostegno dell’Ucraina.
Non si può escludere che la nave abbia toccato Alexandroupoli anche tra il 2 e l’11 febbraio.
Si tenga presente che in Friuli Venezia Giulia si sta svolgendo la campagna elettorale per le elezioni regionali di aprile, e che un ministro è intervenuto pubblicamente per ribadire che i porti dell’Alto Adriatico si stanno rivelando punti di passaggio cruciali per i rifornimenti di armi all’Ucraina. Di qui la reazione del coordinamento triestino e la successiva adesione allo sciopero del 25 febbraio.