L’articolo di Irene Savio per «el Periodico» si può leggere qui.
L’intervista a Carlo Tombola si può scaricare a questo indirizzo.
Il secondo articolo dedicato ai radome di FDS Italy, uscito su «Il Secolo XIX» il 31 0tt0bre 2023.
L’articolo di F(rancesco) Mar(giocco) è stato pubblicato a pagina 5 de «Il Secolo XIX» del 28 ottobre 2023.
Nella stessa pagina di «Avvenire» del 9 settembre 2023 sono comparsi due articoli in cui si citano gli interventi di Weapon Watch. In alto: Riccardo Michelucci sul caso dei Leopard venduti da Agenzia Industrie Difesa e acquistati dalla RAUG svizzera. In basso, Andrea Barchiesi sull’export di armamenti italiani alla Tunisia.
Secondo di due articoli dedicati da «Domani» al caso dei Leopard venduti da Agenzia Industrie DIfesa, che hanno preso spunto dal comunicato stampa congiunto di Weapon Watch e OPAL del 4 settembre 2023.
Primo di due articoli dedicati da «Domani» al caso dei Leopard venduti da Agenzia Industrie DIfesa, che hanno preso spunto dal comunicato stampa congiunto di Weapon Watch e OPAL del 4 settembre 2023.
L’articolo del «Domani» è uscito il 4 agosto 2023. Cita un saggio di Gianni Alioti di cui WW ha pubblicato un estratto.
L’articolo del «Domani» è uscito il 21 luglio 2023.
L’articolo di Michela Iaccarino è uscito su «il Fatto Quotidiano» del 12 luglio 2023.
L’articolo di Riccardo Michelucci su «Avvenire» è uscito domenica 9 luglio 2023.
Il sito di «Italy24 Press News» ha ripreso e tradotto l’articolo di «Contropiano», che si può leggere qui.
L’inchiesta di «Contropiano» si può leggere interamente qui.
Articolo di ShippingItaly.it a seguito del comunicato stampa di Weapon Watch del 28 giugno 2023.
La dichiarazione del consigliere comunale di Uniti per la Costituzione Mattia Crucioli si può leggere qui.
Il servizio di Pietro Barabino per «Il Fatto Quotidiano» online si può vedere qui.
L’intervista a Gianni Alioti su «La Cittadella» di Mantova del 23 aprile 2023.
La foto-notizia è pubblicata da «il Secolo XIX» del 4 marzo 2023.
Videocronaca di Pietro Barabino del corteo nel porto di Genova, sabato 25 febbraio 2023. E’ visibile qui.
Nell’articolo su «Contropiano» di Giacomo Marchetti una cronaca della giornata di lotta contro la guerra, iniziativa partita da Genova ma che ha coinvolto altri porti italiani. Si può leggere integralmente qui.
Podcast dell’intervista di Carlo Tombola per «Radio Blackout» andata in onda in due puntate (vedi la rubrica “Bastioni di Orione” del 9 febbraio e del 23 febbraio 2023). E’ ascoltabile a questo indirizzo.
L’articolo di Pietro Barabino, pubblicato sul sito online de «Il Fatto Quotidiano» si può leggere qui.
Dal richiamo in prima pagina de La Repubblica / Napoli segue l’articolo a p. 4, edizione del 20.11.2022
Il resoconto dei “Fari di pace” a Napoli, nell’edizione de Il Mattino del 20.11.2022
Il 22 ottobre 2022, a Orzinuovi (BS), il giornalista free lance Pietro Panico ha ricevuto il “Premio giornalistico nazionale Marco Toresini” con l’inchiesta “La guerra dei portuali genovesi contro le armi saudite “. La Giuria ha motivato la scelta nei seguenti termini: “Tema interessante, articolo coraggioso e rigoroso di elevato valore giornalistico; eccellente stesura giornalistica, grande valore etico e sociale del testo.” Il video di Panico si può integralmente vedere all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=3mcN_UAjlqM
L’articolo di Pietro Barabino, pubblicato il 20 luglio 2022, che cita ampiamente la posizione di WW, si può leggere integralmente qui.
L’articolo di Michela Iaccarino per il «Fatto Quotidiano» del 18.7.2022 dà ampio spazio alle analisi di WW e della Rete Italiana Pace e Disarmo sul caso dell’aereo ucraino caduto in Grecia.
l’articolo del quotidiano «junge Welt» del 28.6.2022 dedicato alla Conferenza al Parlamento europeo di Bruxelles si può leggere qui.
L’articolo di Alessandra Rossi per il «Secolo XIX» del 24.6.2022 si qup leggere qui.
Insieme a lavoratori, sindacalisti e antimilitaristi, WW è presente alla Conferenza internazionale contro la guerra tenutasi a Bruxelles in ‘un’aula del Parlamento Europeo il 23 giugno 2022. Il resoconto integrale di Pietro Barabino per il «Fatto Quotidiano» si può vedere qui.
Breve resoconto filmato degli interventi all’assemblea internazionale tenutasi il 22 giugno 2022 a Bruxelles presso la FOndazione Rosa Luxemburg, che si può vedere qui.
La terza puntata dell’inchiesta condotta da Pietro Adami per il TG3 Liguria, trasmessa il 1° giugno 2022, si può vedere qui.
La secondA puntata dell’inchiesta condotta da Pietro Adami, andata in onda per il TG3 Liguria il 31 maggio 2022, si può vedere qui.
Prima di tre puntate di un’inchiesta condotta da Pietro Adami per il TG3 Liguria, si può vedere qui.
Così il TG3 Liguria presenta, il 27 maggio 2022, l’inchiesta in tre puntate sui porti di Genova e La Spezia, coinvolti seriamente dai transiti di armi dirette verso paesi in guerra e dal passaggio delle “navi della morte”.
L’intervista completa a Giacomo Marchetti si può leggere qui.
L’articolo completo si può leggere qui. PAME è il Fronte generale dei lavoratori, il sindacato greco che aderisce al World Federation of Trade Union (WFTU).
Su «Il Fatto Quotidiano» del 14.4.2022.
La “nave della morte” è citata al minuto 6′ del servizio visibile qui.
«MARE. Die Zeitschrift der Meere», no. 151, April/Mai 2022. Qui sotto l’articolo di Kirsten Wulf, con le foto di Camillo Pasquarelli.
Francesco Margiocco per «Il Secolo XIX» del 30.1.2022
Chiara Cruciati su «il manifesto» del 12.1.2022, pubblicato in edizione digitale l’11.1.2022.
Leggi qui l’articolo completo firmato da GIorgio Beretta.
L’articolo è stato pubblicato sulla pagina della Spezia del «Secolo XIX» di domenica 9 gennaio 2022, siglato da Sondra Coggio.
«il manifesto» del 9.1.2022 (siglato Chiara Cruciati)Sondra Coggio, su «Il Secolo XIX» del 8.1.2022, edizione La Spezia.Sondra Coggio, su «Il Secolo XIX» del 4.1.2022, edizione La Spezia.
Iintervento al TG di Byoblu24 del 18.11.2021, nel servizio di Michele Crudelini dedicato alla guerra in Yemen e al coinvolgimento dell’Italia. Da minuto 21’ 00”
Il Secolo XIX, edizione “Genova”, 13.11.2021
Repubblica, edizione “Genova”, 13.11.2021
Intervista a Carlo Tombola, presidente di The Weapon Watch, ascoltabile dal sito di Radio Rogna di Sarzana, SP (da minuto 32:05 a 1:03:05).
L’Autorità di Sistema Portuale di Genova avvierà a settembre un tavolo aperto alle parti sociali sulla problematica delle cosiddette “navi delle armi” o “navi della morte” della compagnia saudita Bahri, che scalano regolarmente da qualche anno le banchine del capoluogo, trasportando spesso armamenti caricati in Nord America e destinati alle forze armate dell’Arabia Saudita.
Lo ha confermato, specificando che data la materia la sede sarà però la Prefettura, l’ente portuale dopo aver ricevuto una delegazione dell’Usb – Unione Sindacale di Base (accompagnata da rappresentanti della ong Weapon Watch), sigla affiancatasi con diverse altre organizzazioni non governative al Calp – Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali che per primo sollevò un paio di anni fa il tema in relazione alla compatibilità di tale traffico con le norme italiane e in particolare la legge 185 del 1990.
Tale legge, infatti, fra le altre cose vieta non solo l’esportazione ma anche il transito di armi verso paesi in conflitto quale è l’Arabia rispetto allo Yemen, guerra dalle arcinote sanguinose ricadute anche civili eppure, non a caso, riconosciuta ufficialmente solo a mezza voce. La Camera, ad ogni modo, con due risoluzioni approvate lo scorso dicembre, ha impegnato il governo a revocare le licenze in essere per l’export di armi italiane verso l’Arabia Saudita (e gli alleati degli Emirati Arabi Uniti), spazzando ogni dubbio sulla sussistenza della fattispecie giuridica che dovrebbe impedire anche il transito sul territorio nazionale.
Ecco perché, in occasione dell’approdo oggi a Genova della Bahri Jazan, Usb e Calp hanno organizzato un presidio e consegnato al segretario generale dell’Adsp Paolo Piacenza e per conoscenza a Capitaneria di Porto e Prefettura una richiesta di controlli di natura non solo sindacale, ma giuridica, redatta da uno studio legale e accompagnata da un’istanza di accesso agli atti relativi al materiale trasportato dalla nave in questione.
Messaggio accompagnato anche da una richiesta (allargata a Ispettorato del Lavoro e Asl) “di intervento urgente per verificare l’efficacia delle misure di sicurezza nelle operazioni portuali con navi che trasportano armi e materiali esplosivo”, dal momento che, spiega la nota Usb, sarebbero state rilevate carenze “nelle misure di sicurezza nelle operazioni, di questa tipologia, effettuate in precedenza nel porto di Genova. Ad esempio la movimentazione di una motrice in sospensione su container contenenti esplosivo caricati su una nave Bahri, avvenuta alcune settimane fa”.
Lungi dal testimoniare la volontà dello Stato di applicare le proprie leggi, l’apertura dell’Adsp rappresenta tuttavia un primo segnale di una qualche forma di presa di coscienza, da parte delle amministrazioni interessate, di una tematica sentita in porto ma anche fuori, in attesa che altrettanto faccia il Governo, inadempiente rispetto alle interrogazioni (arrivate a 6 con l’ultima depositata poche settimane fa dal senatore Mattia Crucioli) inerenti il caso della compatibilità dei traffici Bahri con la legge italiana.
Le vie della pace passano da Genova. Lunedì i lavoratori del porto hanno cercato d’impedire
l’attracco della Bahri Yanbu, un cargo della compagnia statale di
trasporti saudita. Ogni venti giorni sei navi della Bahri prendono armi e
materiale bellico in Nordamerica e da lì, passando per diversi porti
europei, arrivano in Medio Oriente, dove scaricano il materiale che poi
raggiunge zone di guerra come lo Yemen, il confine tra Turchia e Siria,
il Kashmir.
Una scia di mobilitazioni accompagna di solito le tappe europee delle
navi della Bahri: Le Havre, Marsiglia e Cherbourg in Francia, Tilbury e
Sheernes nel Regno Unito, Bremerhaven in Germania, Bilbao in Spagna e
Anversa, in Belgio, dove recentemente alla Bahri Yanbu è stato impedito
d’attraccare.
Nel maggio del 2019 la protesta dei camalli, come si chiamano i
lavoratori del porto di Genova, insieme ai movimenti pacifisti, ai
sindacati, al Calp, il Collettivo autonomo lavoratori portuali, e a
organizzazioni come Weapon watch e Amnesty international,
aveva impedito che sulla Bahri Yanbu fossero caricati due generatori
elettrici destinati ad alimentare i droni usati per bombardare lo Yemen.
È una battaglia difficile, per la presenza in Liguria di molti
stabilimenti che producono armi, e in un paese, l’Italia, che nel
2018 ha esportato 2,5 miliardi di euro di armamenti.
“Non vogliamo sottrarre lavoro alla città. E non lo facciamo solo per
ragioni etiche, ma anche di sicurezza, per noi e per tutti i genovesi”,
hanno spiegato due portuali del Calp in un’intervista pubblicata in
Italia dal giornale online Fivedabliu e negli Stati Uniti da Jacobin.
“Però non possiamo sentirci tranquilli con la nostra coscienza quando
carichiamo navi con materiale che viene usato nelle guerre in giro per
il mondo. E così abbiamo detto basta. Ovviamente non ci battiamo solo
contro il commercio di armamenti, ma anche per i diritti dei lavoratori,
che devono essere partecipi, devono rendersi conto di quello che
fanno”.
Questo articolo è uscito sul numero 1346 di Internazionale.