20 Apr 1a puntata: CHI ESPORTA ARMI IN ISRAELE? IL CASO DELLA CALZONI SRL DI CALDERARA DI RENO
Nel 2023 sono state dodici aziende a esportare in Israele e dieci a importare.
Hanno venduto armi in Israele: Aerea, Agenzia Industrie Difesa, ASE, Battaggion, Calzoni, Invernizzi Presse, Leonardo, LMA, Masperotech, OMA, RWM Italia, Secondo Mona.
L’importo complessivo è stato di 26,3 milioni di euro. Di questo importo, il 53% si deve alla sola Leonardo Spa, il 19% a Calzoni Srl.
Di Leonardo abbiamo già scritto (il 12 gennaio 2024 e il 26 gennaio 2024), e torneremo a scrivere.
La Calzoni è un’azienda bolognese specializzata in apparecchiature per sommergibili, controllata da L3Harris Technologies, una delle maggiori corporation militari americane.
Secondo il Sipri, L3Harris Technologies è il 12° gruppo militare mondiale (2022, immediatamente davanti a Leonardo), tra l’altro importante fornitore diretto dell’industria militare israeliana, mentre indirettamente è presente in vari sistemi d’arma in mano alle Israeli Defence Forces, per esempio nelle smart munitions JDAM di Boeing impiegate su Gaza. 1600 componenti di L3H sono all’interno di ciascun caccia F-35 di Lockheed Martin, in dotazione anche all’aeronautica israeliana.
Per queste implicazioni, vi sono state recenti proteste e sit-in davanti ad alcuni dei suoi quindici stabilimenti in Canada e anche a Northhampton in Massachusetts .
La Calzoni ha lontana origine nella gloriosa Riva Calzoni, azienda pioniera dell’industria idroelettrica italiana. Successivi smembramenti hanno separato via via le produzioni civili (turbine, attrezzature idrauliche, impiantistica per l’energia) dalla divisione militare specializzata nella tecnologia per sottomarini (propulsori amagnetici silenziosi, sollevamenti), per navi ed aerei. Nel 2012 è stata acquistata dagli americani di L3H, che hanno cancellato il marchio dello stabilimento italiano, uno dei circa trecento impianti del gruppo presente in un centinaio di paesi.
Oggi la vocazione militare dello stabilimento di Calderara di Reno e dei suoi 210 dipendenti è pressoché irreversibile, inserito tra l’altro nel programma che realizzerà entro il 2035 il “sistema dei sistemi” di sorveglianza in tutti i domini – aria, terra, mare, spazio e iperspazio – per conto della NATO.